ANDREA VITALI
E' nato a Bellano, sulla riva orientale del lago di
Como, dove esercita la professione di medico di base. Oltre alla
passione per la scrittura coltiva quella per il calcio, sport che
segue sin da giovanissimo e che l’ha portato in anni recenti
a
diventare collaboratore fisso del quotidiano “La
Provincia”.
Collabora saltuariamente con “ttL”, supplemento di
informazione
libraria de “La Stampa”. Con Garzanti ha pubblicato
Una
finestra vistalago (2003, premio Grinzane Cavour 2004,
sezione
narrativa); Un amore di zitella (2004), La
signorina Tecla
Manzi (2004, premio Dessì), La figlia
del podestà
(2005, premio Bancarella 2006) e Il procuratore
(2006, premio
Montblanc per il romanzo giovane 1990). Nel 2006 è uscito il
suo ultimo romanzo, Olive comprese.
Olive
comprese - Garzanti
E' un’autentica giostra di personaggi e vicende
irresistibili. Ci sono molti personaggi indimenticabili.
C’è
per esempio il Crociati, un esperto cacciatore che non ne becca
più
uno. C’è Luigina Piovati, meglio nota come
l’Uselànda
(ovvero l’ornitologa...). C’è Eufrasia
Sofistrà, in
grado di leggere il destino suo e quello degli altri.
C’è
persino una vecchina svanita come una nuvoletta, che suona al
pianoforte l’Internazionale mentre il Duce conquista il suo
Impero
africano... Ci sono soprattutto, ad animare la quiete di quegli anni
sulle rive del lago, quattro gagà, che come i
«Vitelloni»
felliniani mettono a soqquadro il paese. E c’è la
sorella di
uno di loro, la piccola, pallida, tenera Filzina, segretaria perfetta
che nel tempo libero si dedica alle opere di carità e che,
come molte eroine di Vitali, finirà per stupirci. Ci sono
naturalmente anche molti di quei caratteri che hanno fatto amare i
precedenti romanzi a decine di migliaia di lettori: incontriamo il
prevosto, il maresciallo maggiore Ernesto Maccadò, il
podestà
e la sua consorte, Dilenia Settembrelli, la filanda con i suoi
dirigenti e operai. Hanno un ruolo importantissimo anche i gatti e i
piccioni di Bellano, e si sentono la breva e la neve gelata che
scendono dai monti della Valsassina e naturalmente si respira
l’aria
del lago.
Una finestra
vistalago - Garzanti
Di Arrigoni Giuseppe ce ne sono tanti a Bellano, un paese del lago di
Como. Impossibile conoscerli tutti. Anche nella vita di Eraldo Bonomi,
operaio tessile del locale cotonificio, ce ne sono troppi. E
sarà proprio un Arrigoni Giuseppe a segnare il suo destino,
dove
brillano l’amore per la bella Elena e la militanza politica
nel
Psiup. Il colpo di fulmine per Elena fa del Bonomi un uomo pericoloso,
che sfiora segreti, scopre altarini, esuma scheletri sapientemente
nascosti negli armadi di una provincia che sembra monotona, in quei
paesi dove l'omonimia può essere fonte di equivoci ma anche,
a
volte, il viatico verso la libertà.
L’avidità
sessuale e la religione del denaro accendono passioni e lotte,
moltiplicando chiacchiere, pettegolezzi e bugie.
Incipit
Ar. Ca. Vi. stava per Arrigoni, Cattaneo, Vitali.
Società anonima. Fondata nel 1919 da Quintiliano Arrigoni
per lo
sviluppo di progetti utili alla lavorazione della seta.
Nel 1922 i tre soci ebbero il colpo di fortuna, ideando e producendo un
macchinario che serviva a disfare i bozzoli, lavoro sino ad allora
eseguito manualmente.
L’anima del successo commerciale della straordinaria macchina
fu
il comasco Gabriele del Dossi. Costui girava il mondo intrattenendo
rapporti d’affari e d’amicizia coi corrispondenti
degli
industriali lariani. Amava, per questo, definirsi ambasciatore della
seta.
Visto il progetto, il del Dossi comprese immediatamente che la macchina
sfogliabozzoli avrebbe rivoluzionato la lavorazione della seta.
Riuscì a venderlo dappertutto e la fortuna dei tre fu fatta.
La signorina Tecla
Manzi - Garzanti.
Siamo negli anni Trenta, all’epoca del fascismo
più
placido e trionfante. Nella stazione dei Carabinieri di Bellano, sotto
gli occhi del carabiniere Locatelli (bergamasco), rivaleggiano il
brigadiere Mannu (sardo) e l’appuntato Misfatti (siciliano).
Un’anziana signora, «piccola, vestita con un
cappotto
grigio color topo, una borsetta tenuta con due mani
all’altezza
dello stomaco», vuole a tutti i costi parlare con il
maresciallo
Maccadò. La donna – anzi, la signorina Tecla Manzi
–
è venuta a denunciare un furto improbabile: il quadretto con
il
Sacro Cuore di Gesù che teneva appeso sopra la testata del
letto. Inizia così una strana indagine alla ricerca di un
oggetto senza valore, che porta alla luce una trama di fratelli
scomparsi e ricomparsi, bancari e usurai, gerarchi fascisti e belle
donne, preti e contrabbandieri. Con l’estrema e godibilissima
bravura che la critica e il pubblico gli riconoscono, Andrea Vitali
disegna l’anima dell’Italia più vera
raccontando i
piccoli segreti della vita di paese e, sullo sfondo, la grande storia.
Intrecciando e dipanando senza posa i fili di una matassa che sembra
non avere fine, divertendosi a incrociare mille destini e aneddoti,
creando personaggi vivissimi nelle loro astuzie e ingenuità,
cogliendo sul filo della memoria quei dettagli che fanno sorridere e
ricordare, La signorina Tecla Manzi si fa leggere tutto d’un
fiato e aggiunge un nuovo godibile tassello al coinvolgente universo
romanzesco di un autentico scrittore.
L’incipit.
“Si chiama Osmide”, disse zio Pino.
Il brigadiere Efisio Mannu si fermò di botto, al centro del
cortiletto di casa di zia Ninna.
Si girò e guardò senza parlare zio Pino, pure lui
fermo a
lato del grande albero di limoni che svettava nel cortile: sorrideva,
Pino.
Ma chi gli aveva chiesto niente? pensò Efisio.
Zio Pino però aveva l’occhio lungo, da cacciatore:
difficile nascondergli qualcosa.
Si era accorto, poco prima, di come lui era rimasto folgorato durante
la processione di santa Margherita, la santa patrona di Siliqua.
Quando al ragazza in costume era apparsa in testa al corteo con le
altre donne che cantavano, aveva visto scendere sul viso di suo nipote
un pallore improvviso, come se avesse avuto un brivido di freddo,cosa
impossibile perché era il terzo sabato di settembre e il
sole
era ancora gagliardo.
La figlia del
podestà - Garzanti
Bellano è in gran subbuglio. Con apposita delibera, Agostino
Meccia, l’autorevole podestà della cittadina
affacciata sul
lago, ha deciso di perseguire un progetto assai moderno e ambizioso:
una linea di idrovolanti che collegherà Como, Bellano e
Lugano,
darà lustro alla sua amministrazione, attirerà
frotte di
turisti e farà schiattare d’invidia i comuni
limitrofi.
Tutto sembra filare liscio, in quel placido e fascistissimo 1931. Anche
s e c’è un problema: per le casse di un piccolo
comune
l’investimento sarà enorme, e oltretutto
l’idrovolante dovrà essere debitamente collaudato.
E poi
Renata, la figlia del podestà: fino a ieri era solo una
bambina,
ora è diventata così strana, non avrà
mica qualche
nuovo capriccio?
L’incipit
Mercede Vitali, dell’omonima merceria sita a
Bellano in via dei Balbiani numero 27, era un smortina tuttaossa.
Nubile.
Vergine.
Vegetariana.
Aveva quarant’anni.
Da venti non si perdeva la prima messa del mattino.
Pregava, poi andava a vendere mutande.
La ragazza l’aspettava davanti alla porta ancora chiusa del
suo negozio.
Era la mattina del 12 febbraio 1931. La luce era incerta,
l’aria
fredda, la contrada invasa dall’odore di pane fresco che
usciva
dal forno del Barbieri.
Ha partecipato all'Edizione 2002, 2003, 2004, 2005 e 2006
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