ALESSANDRA
MR D'AGOSTINO
Copywriter e web writer, scrittrice, è autrice di blog
internet,
e della raccoltadi versi Voice Recorder, (Untitled Editori). Con
Filippo Loro ha scritto il
romanzo Salva con nome.
“Case madri gialle in fondo a una strada e
davanti i grigi colossi Falck. Trecce
corvine. Occhi in leggero strabismo. La ciambella tropeana rossa e
bianca dei
due anni. La Mole nel cuore. I corridoi di marketing, poi di officina.
Un cane a
metà. Due gatti scomparsi. La radio sempre accesa. Bodycopy
all’impazzata.
La passione dei cavalli, del fotocliccare e degli annessi latte di
mandorla e
caseari. Un libro sul Moncenisio. Un pessimo guidare”.
PRIMO
Ne ho persi molti ultimamente.
La guardavo. La ascoltavo, senza mai perdere il filo. Le macchie,
quelle livide sulle braccia, apparivano ora meno minacciose.
Sai una cosa?
Annuii.
Non me ne frega niente. Se mi trovano intendo.
Deglutii.
E poi tanto come mi trovano, se tu non dirai niente? Giusto?
Annuii ancora.
Ma.., tentai di chiedere.
Ma? C’è un ma?
Non ti senti, come dire…
Colpevole?
Eh.
Magari all’inizio, sì, forse all’inizio,
ma poi passa, passa anche quello, va via come sotto acqua.
Deglutii, ancora.
Hai paura?
No, dissi certa.
Sicura?
Sì, ripetei.
Non ti farei del male, a te non ne farei.
Sei strana, dissi poi.
Tutti gli assassini lo sono.
Fu allora che pensai che era l’unica, di assassina, che
conoscevo, e riflettendoci riguardai le macchie sulle sue braccia.
Vuoi stare qui?
Sì.
Non urlerai, vero?
No, non urlerò.
Si alzò dalla sedia. Si avviò alla porta.
A dopo, mi fece, guarda che torno, poi uscì.
Sospirai. Restai seduta. Chiusi gli occhi. Fuori aveva smesso di
piovere.
SECONDO
Bloccai il respiro.
Il rumore, quello, non cessò.
Mi tenni con le spalle strette alla parete.
Dove sei, piccola bastarda??? Dove sei?? Tanto ti trovo. Hai capito,
bastarda, che tanto ti trovo lo stesso??
Aprii la borsa. Cercai disperatamente con dita nervose e annaspanti.
Lo trovai.
Lasciai, sicura, la parete.
Ora lo vedevo. Ora mi vedeva.
Eccola, la nostra bambolina. Vieni qui. Avvicinati. O vuoi che venga
lì io?
Avanzai con la mano dietro, come per nascondere qualcosa.
Lui era fermo un attimo prima, mentre già quello dopo si
avventò su di me.
Fummo per terra. Lui sopra a tentare, a cercare. Io sotto a dibattermi,
a colpire.
Una. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei volte. E continuai anche dopo che
cessò ogni suo movimento, ogni suo respiro.
Me lo tolsi di dosso.
Mi trascinai sul pavimento, fermandomi un istante per sistemarmi come
potevo.
Stronzo, pensai. Poi sentii le sirene, da fuori.
TERZO
Stai ferma.
Mettila giù.
Avresti dovuto dirmelo.
Ok, avrei dovuto dirtelo però adesso mettila giù.
Per favore.
Ipocrita. Sei stata un’ipocrita fino ad oggi.
Non è vero. Ti prego di credere, invece, alla mia buona
fede, io..
Zitta! Stai zitta, cagna.
Io…
Zitta!! Comincia a contare. Comincia a contare.
QUARTO
Il sole è caldo. Sono le dodici e il sole è
già caldo qui a Tropea.
Ho tredici anni. Mi chiamo …. Mi chiamo. Boh, in fondo non
importa più come mi chiamo.
Ho tredici anni e cammino per la strada.
La gente guarda, parla, urla, si sposta, facendomi passare.
Che cazzo avete? Che cazzo avete da guardare? Non lo dico, lo penso
solo e continuo a camminare.
Mi fa male il braccio, quello che lui mi tratteneva forte. Appena sopra
il gomito, ecco proprio lì mi fa male.
E poi fa caldo, fa ancora troppo caldo.
Mi sento chiamare ma non mi volto così come neanche agli
“o mio Dio”, “dio Santo”,
“Beato Gesù”, “madonnina
nostra”.
Continuo a camminare strofinandomi le mani sporche sulla gonna bianca a
righe azzurre, sulla gonna di Maria, che poi sto sangue, alla fine, sto
benedetto o maledetto sangue è anche suo.
Sono le dodici e il sole è già caldo qui a Tropea.
Non chiedetemi come mi chiamo.
Ha
partecipato all'Edizione 2007
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