DANTE LIANO
Scrittore guatemalteco, vive a Milano ed è docente di
letteratura ispanoamericana. Nel 1991 ha vinto il Premio Nazionale per
la letteratura del suo paese. Tra le sue opere sono tradotti in
italiano i romanzi Il mistero di San Andrés
(Sperling&Kupfer, 1998) e L’uomo di Montserrat
(Sperling&Kupfer, 1999). E’ inoltre autore, assieme a
Rigoberta Menchù, delle novelle La bambina di
Chimel e Il vaso di Miele. In Spagna Il
figlio adottivo (Sperling&Kupfer, 2003) è
stato finalista del prestigioso premio Herralde per gli inediti.
Il figlio adottivo
– Frassinelli
Un brutale massacro sconvolge la sonnacchiosa cittadina di Santa Ana.
Un'intera famiglia viene sterminata da una banda di balordi. Il caso
è presto risolto perché la polizia coglie in
flagrante
gli autori del delitto: Manuel, un giovane randagio che era stato
adottato dalla famiglia uccisa e altri due contadini, motivati dal
miraggio di un bottino inesistente. Sembra tutto chiaro ma il dottor
Abelardo Zamora, medico legale dell'ospedale della città,
presto
si accorge che c'è qualcosa che non quadra nella dinamica di
quella notte d'inferno. Come mai Merci, la più fragile e
giovane
dei figli, viene risparmiata dai banditi? Qual è il motivo
profondo che spinge Manuel ad assassinare i propri genitori?
Perché le autorità seguono una sola traccia
d'indagine,
trascurando facili piste per risolvere completamente il mistero? Un
crimine inizialmente evidente diventa invece la cartina di tornasole
per svelare un groviglio di pulsioni fortemente represse,
dall'omosessualità degli assassini alla morbosa
curiosità
della gente. Un impianto corale da voce alla rabbia di Manuel, alla
saccente e conservatrice visione del mondo del signor Numancio, che
presiede le chiacchiere del caffè, alla disperazione d'amore
di
Erwin Rosario, alla prudente e lucida analisi della vita del dottor
Zamora, accompagnandoci, in un avvincente crescendo di ritmo narrativo,
all'ambigua verità che si nasconde dietro l'orrendo delitto.
Un
romanzo teso e appassionante, alla ricerca delle radici del male.
L’incipit.
Il dottor Abelardo Zamora entrò dal portone
oscuro,
denso d’umidità e di polvere, che
l’avrebbe condotto
all’obitorio dell’ospedale nazionale di Santa Ana.
Gli
sembrò di attraversare un’atmosfera sottomarina,
come se
dalle pareti coperte di muschio stessero per sbucar fuori dei pesci
fluttuanti, o dei licheni, oppure quelle piante carnose e arancioni che
ondeggiano nelle profonde oscurità di un naufragio.
Soffiò aria dal naso, come se qualcosa lo infastidisse.
L’umidità. Alle sue spalle, la giornata cominciava
a
bruciare e gli sarebbe bastato semplicemente voltarsi per rimanere
abbagliato dal sole, che alle otto del mattino esplodeva sulle case
bianche attorno all’ospedale.
Ha partecipato all'Edizione 2004
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