LEONARDO GORI
Fiorentino, ha esordito come autore di gialli con Nero di
Maggio,
romanzo che l’ha subito proiettato ai vertici della narrativa
poliziesca del nostro Paese. Seguono a ruota I delitti del
mondo nuovo
(mystery settecentesco sulla nascita degli Stati Uniti), Il
Passaggio
(primo seguito di Nero di Maggio), La Finale, Lo specchio Nero
(in
collaborazione con Franco Cardini) e L’angelo del
Fango
(vincitore del Premio Scerbanenco 2005). Giunto al settimo romanzo nel
giro di pochi anni con Il fiore d’oro
(scritto con Franco
Cardini, Hobby&Work), Gori è ormai considerato un
caposcuola del nuovo giallo italiano.
Le ossa di Dio - Rizzoli
Livorno, aprile 1504. Il buio nelle strade è più nero,
stanotte. Un’orda di scimmie gigantesche, sbarcate da una nave
misteriosa, ha invaso la città seminando sangue e terrore tra la
gente in fuga disperata. Gli armati non possono arrestarne la forza
distruttiva, nessuno capisce da dove arrivino né chi le abbia
traghettate fino a violare l’incantesimo rassicurante della
notte. A Firenze Niccolò Machiavelli e Durante Rucellai
s’imbattono nei cadaveri di quattro mori e di un gorilla, e tutti
portano i segni inconfondibili della dissezione: tagli chirurgici
attraversano i corpi da cima a fondo, testimoni muti della mano di
Leonardo Da Vinci, che però è sparito nel nulla. Anche
sull’Arno è accaduto qualcosa di incomprensibile:
un’escavatrice meccanica ha riportato alla luce una verità
inaccettabile, che potrebbe mutare il destino della Cristianità.
Il fiore
d’oro – Hobby&Work
Venezia, primavera del 1944. Il cadavere di un “signor
nessuno”, tale Renzo Manin, viene ripescato dalle acque del
Canale di San Pietro: morte per annegamento accidentale,
sentenziano le
autorità. Eppure due persone la pensano diversamente. Sono
Dietrich Von Altenburg (alto ufficiale tedesco caduto in disgrazia agli
occhi del III Reich) ed Elena Contini (ebrea, storica
dell’arte ed ex fidanzata del capitano dei Carabinieri Bruno
Arcieri). Entrambi reduci dall’intricatissimo caso narrato ne
Lo specchio nero, eccoli scendere di nuovo in pista per fare luce sul
mistero nascosto dietro la morte di Manin. Mentre i cadaveri si
moltiplicano (a Manin si aggiungono infatti un guardiano del Vittoriale
e un filologo svizzero), Elena e Dietrich si addentrano in un labirinto
colmo di insidie e di risvolti inquietanti, risalendo con pazienza e
tenacia l’esile pista di un “fiore
d’oro”, forse un gioiello, forse il titolo di un
film scritto da Gabriele D’Annunzio e mai realizzato, o forse
qualcosa di diverso, un “oggetto” terribile,
incredibile, apocalittico, il cui possesso potrebbe fare la differenza
tra la vita e la morte non solo di Elena e Dietrich, ma
dell’intero genere umano…
Lo specchio nero
– Hobby&Work (con Franco Cardini)
Novembre 1940: una bellissima ragazza ebrea, Elena Contini, attende
alla stazione di Firenze l'arrivo di Giacomo Anagni, un anziano
artigiano, suo correligionario, proveniente da Parigi. Sullo stesso
marciapiede c'è Dietrich Von Altenburg, colonnello delle SS.
Anche lui attende Anagni, ma sono lì all'insaputa l'uno
dell'altro. Quando il treno arriva, Giacomo Anagni è
cadavere.
Durante una cena, Elena viene convinta ad accettare una richiesta di
collaborazione da parte di Von Altenburg: aiutarlo a scoprire chi ha
ucciso Anagni e recuperare una preziosa copia dello Specchio di
Moctezuma, che l'artigiano avrebbe dovuto consegnargli.
L’incipit.
Firenze, 9 maggio 1938
Mille occhi erano puntati sul palco reale, cercando di scorgere le
figure nere sedute dietro al balaustra. Ma quando le luci del Teatro
Comunale si abbassarono, annunciando l’inizio del secondo
atto
del Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi, l’attenzione di tutti
fu
catturata dallo sfolgorante proscenio, e un applauso quasi isterico si
levò dalla platea gremita di personalità.
L’orchestra attaccò il preludio e il sipario si
aprì sui passi di due corpulenti baritoni, sonori come colpi
di
tamburo:
“Quei due vedesti?”
“Si”
“Li traggi tosto dal carcer loro per l’andito
ascoso, che questa chiave schiuderà”
I carabinieri in servizio erano stati allontanati, e a presidiare il
percorso dai palchi all’uscita laterale del teatro erano
rimasti
gli agenti in borghese.
La finale
– Hobby&Work
Parigi, giugno 1938. La Nazionale italiana di calcio si appresta a
sostenere le sfide finali del Campionato del Mondo: per conquistare
l'ambitissima Coppa Rimet, dovrà battere i francesi, i
brasiliani e infine gli ungheresi. Alla Gare de Lyon arrivano tutti i
giorni treni carichi di tifosi. Su uno di questi convogli viaggia,
sotto falso nome, anche il capitano Bruno Arcieri: reduce
dall'inchiesta di "Nero di maggio", è stato arruolato dal
SIM
per svolgere un banale incarico "in trasferta". Ben presto, tuttavia,
la missione di Arcieri si rivela di gran lunga più complessa
di
quanto preventivato. Mystery, spy story, romanzo storico, su piani
diversi ma fusi tra loro.
L’incipit.
Sabato 11 giugno 1938.
La giovane donna aveva corso disperatamente lungo il boulevard Henri
IV, attraversando come una pazza place de la Bastille, piena di
automobili e biciclette, in mezzo a una folla frenetica. Non le era
nemmeno passato per la mente di prendere il metrò. Il cuore
le
scoppiava sotto al camicetta e l’elegante giacca leggera. Non
capiva perché aveva preso quella direzione: sarebbe dovuta
andare dritta alla polizia francese, semmai, non certo al Consolato.
Ha partecipato all'Edizione
2004, 2006
e 2007
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