LUCA MASALI
Ha pubblicato due romanzi di successo: I biplani di
D’Annunzio (Mondadori 1996 e Todaro Edizioni 2002)
e La perla alla fine del mondo (Mondadori 1999). I
suoi libri sono stati tradotti in Francia, in Belgio e in Spagna e
hanno vinto numerosi premi sia in Italia sia all’estero. Nel
2004 è uscito L’inglesina in soffitta
(Sironi editore).
L’inglesina
in soffitta – Sironi
Nel 1938, alla vigilia della seconda guerra mondiale, un tranquillo
paesino sulle rive di un lago diventa l’epicentro di un
intrigo internazionale a tinte forti. Tra bambinaie dure come
colonnelli del controspionaggio, contrabbandieri assassinati
nottetempo, lord inglesi che ascoltano la voce dei pesci negli abissi
lacustri e l’ombra di Ettore Majorana, il fisico nucleare
misteriosamente scomparso, si delineano i contorni di una vicenda che
sarebbe pane per i denti di James Bond. Visto però che le
spie con licenza di uccidere non abitano in provincia, a cercare di far
luce sull’intricata vicenda non resta che il Marchion,
attempato mastro d’ascia che ha fatto più barche
di quanti capelli abbia ancora in testa. Proprio a lui, che capisce le
barche meglio delle persone, spetta l’arduo compito di
scoprire chi e perché ha ammazzato Raù, il
vecchio barcaiolo. E per riuscirci avrà bisogno
dell’aiuto di tutto il paese, a cominciare da un paio di
ragazzini del posto per finire col Martin Picc, l’impiccione
del paese, che non è del tutto a posto con la testa ma sa
tutto di tutti e «ci ha più ascoltatori lui
dell’Eiar». Ben presto, quella che sembrava
un’indagine su un regolamento di conti tra delinquenti di
mezza tacca, si ingigantisce in un rutilante susseguirsi di colpi di
scena: il lago diventa teatro delle gesta di agenti segreti, infuriano
battaglie subacquee, tentativi di recuperare il relitto di un
aeroplano che custodisce un enigma sconvolgente, e
c’è anche chi giura di aver visto riapparire un
leggendario mostro locale.
L’incipit
«Il funzionario consultò brevemente
la bolla, e la restituì al pilota. «Valigetta
diplomatica, eh?».
«Già».
«Il vostro governo deve avere una gran fretta, se vi fa
partire con un tempo simile».
«Che ci volete fare, la rivoluzione fascista non
dorme».Il funzionario sbattè con malagrazia un
timbro sulla bolla, e salutò militarmente. «Buon
viaggio, allora. E fate attenzione!».
Il pilota ringraziò e si arrampicò
nell’angusta carlinga, ingombra di strumenti. La cassa di
zinco era stata legata sul sedile del secondo, usando le cinture di
sicurezza. Il pilota diede una pacca sul coperchio metallico.
«Hanno un bel coraggio a chiamarti
“valigetta”. Sembri più una cassa da
morto!» esclamò.
Ha partecipato all'Edizione 2004 e 2005
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