MARCO VICHI
E' nato a Firenze, vive nel Chianti. Per Guanda sono usciti i romanzi L'inquilino
(1999), Donne donne (2000, uscito anche in Grecia),
Il commissario Bordelli (2002, uscito in
Portogallo e in Germania), Una brutta faccenda
(2003, uscito in Portogallo e Germania), Il nuovo
venuto (2004) e la raccolta di racconti Perché dollari?.
Nel 2006 ha curato l’antologia Città in nero. Nove
storie italiane.
Nero di luna (Guanda)
Emilio Bettazzi, giovane scrittore di Firenze, va ad abitare in una grande casa
di campagna che un suo caro amico, prima di morire, aveva preso in affitto.
È convinto che su quelle bellissime colline del Chianti riuscirà a scrivere un
romanzo. Ma fin dai primi giorni gli succedono strane cose. Sente le voci
concitate di un litigio provenire da una villa che, a detta di tutti, è abbandonata
da anni per via di una vecchia e terribile tragedia. Vede nella notte una sagoma
umana mezza nuda che corre nei campi. E scopre che da tempo ci sono delle
stragi di galline e conigli che nessuno sa spiegare.
Città in nero, Nove
storie italiane (a cura di Marco Vichi)
Guanda
Il noir cerca di entrare nel cuore del delitto, calandosi nella mente
degli assassini e insieme scoprendo i lati bui della parte cosiddetta
«sana» della società. I protagonisti non
sono persone speciali, ma individui normali che vivono storie speciali.
Sono i nostri vicini di casa, uomini e donne che ci passano accanto
ogni giorno. Ci possiamo specchiare nelle loro vite, e questo
può fare paura, ma anche fare bene. È quello che
succede leggendo i nove racconti di questo libro, ciascuno dedicato a
una zona nera di una città. La Milano periferica di Gianni
Biondillo e dell’ispettore Ferraro, la Roma ricca e mostruosa
di Teresa Ciabatti, la Firenze di oggi, sognante e angosciata, portata
alla luce da Enzo Fileno Carabba o quella degli anni Cinquanta
ripercorsa da Marco Vichi attraverso una nuova indagine del commissario
Bordelli, e poi la Bologna di Gianluca Morozzi, la Padova di Massimo
Carlotto, la Prato di Emiliano Gucci, la Nuoro di Marcello Fois e la
Palermo vista con gli occhi di chi la vive da magistrato come Christine
von Borries. Racconti dove si incontrano figure reali, capaci di farsi
riconoscere e di condurci nella loro mente e nel loro sangue.
Una brutta faccenda
- Guanda
Ancora un caso per il commissario Bordelli, e questa volta è
davvero una brutta faccenda. Siamo nell’aprile del
’64, ma
la primavera non si decide proprio ad arrivare. In commissariato arriva
un ometto piccolo piccolo che, con l’aria allarmata, chiede
insistentemente di essere accompagnato da Bordelli. È
Casimiro,
il suo amico nano, che ha appena scoperto il cadavere di
un uomo in un
campo sopra Fiesole. Bordelli si precipita sul luogo del delitto, ma
del corpo nessuna traccia. Trova solo una bottiglia di un cognac
francese e un cane che cerca di azzannarlo. Passano solo pochi giorni
quando, tra i cespugli del Parco del Ventaglio, viene trovato il corpo
senza vita di una bambina. Sul collo ci sono i segni di uno
strangolamento e sulla pancia quelli di un brutto morso.
Incipit
Alle nove di sera un
omuncolo cencioso alto come un
bambino
entrò col fiato grosso nel portone della questura. Si
appiccicò al vetro urlando con educazione che voleva parlare
con
il commissario. Da dentro Mugnai gli disse di stare calmo e gli
domandò di quale commissario parlasse. Il nano
schiacciò
una mano sporca sul vetro ed urlò:
"Il commissario Bordelli!", come se Bordelli fosse l'unico commissario
possibile.
Il nuovo venuto -
Guanda
Firenze, dicembre 1965. Un uomo viene trovato ucciso nella sua
abitazione: l’assassino gli ha conficcato un paio di forbici
nella nuca. Del morto si conosce la professione, redditizia quanto
disgustosa: era un usuraio e la gente, quasi a segnalarne
l’estraneità, lo chiamava “il nuovo
venuto”.
Da un primo sopralluogo non emergono indizi significativi; Il
commissario Bordelli, chiamato a far luce su un delitto che suscita in
lui sentimenti contrastanti — il bisogno di
far giustizia ma
anche una profonda ostilità per la vittima — si
appresta a
iniziare un’indagine quanto mai ardua... Nel frattempo
l’agente Piras è tornato a casa, in Sardegna, per
una
lunga convalescenza dovuta a una brutta ferita riportata durante una
sparatoria. Le sue giornate sono scandite da una noiosa
ripetitività, fino al giorno in cui, del tutto
inaspettatamente,
anche lui si ritrova coinvolto in un caso che ha tutta l’aria
del
vero e proprio rompicapo.
L’incipit.
Firenze, 12 dicembre
1965
Il brigadiere Baragli era sdraiato nel letto più vicino alla
finestra, con un tubicino infilato nel braccio. Guardava fuori. Dietro
gli edifici dell’ospedale intravedeva le colline di Careggi,
ricoperte di alberi. Il cielo era increspato di nuvole bianche,
sembrava un gregge di pecore. Stando ai vecchi detti entro un paio
d’ore avrebbe piovuto a dirotto.
Baragli aveva la
faccia sudata, ed era molto pallido. In pochi giorni
era dimagrito almeno cinque chili. Non si era ancora accorto di avere
visite. Bordelli accostò la sedia al letto e si
aprì la
giacca. Nella stanza faceva molto caldo.
Ha partecipato all'Edizione 2003, 2004 e 2006
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