SEBA PEZZANI
E' nato a Fidenza dove risiede. Diplomato al Liceo Classico e laureato
in Scienze Politiche a Bologna, ha poi conseguito un master di
specializzazione in marketing e vendite. Interprete e traduttore, ha
lasciato sempre più spazio alla passione per la musica e per
la scrittura. Da un ventennio è attivo sul fronte musicale
con diverse formazioni di Rock e Soul, sia in Italia che all'estero.
Dalla fine del 2003 collabora con la pagina della cultura de
“Il Giornale”. Tuttifrutti
(Passigli, 2004) scritto con Luca
Crovi è il suo primo romanzo.
Tuttifrutti
– Passigli
In un'Olanda surreale e ipnotica, finta come uno spot pubblicitario e
reale quanto la cronaca di tutti i giorni decidono di fare la loro
“vacanza sballata” tre giovani ragazzotti emiliani.
I loro sogni di “sex, drug and rock and
roll” si infrangono però subito al loro
arrivo ad Amsterdam dove vengono prima rapinati e poi incriminati dalla
polizia per detenzione di francobolli di LSD. A salvare dai pasticci
Pippo, Marco e Gimmy sarà l'ex hippie Wim Michels divenuto
da tempo ispettore capo della polizia olandese e che comprende subito
che i tre italiani sono finiti in un gioco più grande di
loro. I tre giovani hanno infatti incrociato lungo la strada la gang di
rasta giamaicani capitanata dal possente Tuttifrutti, un criminale
capace di esprimersi come un predicatore battista che ha un'insana
passione per gli strangolamenti e le coltellate. A spalleggiarlo
è una corte di pericolosi individui composta da Scimmia,
Ghigno, il Burattinaio che da tempo spadroneggia con traffici illeciti
di droga per tutta l'Olanda. E per scoprire i segreti di Tuttifrutti e
della sua gang Wim Michels e i ragazzi dovranno spingersi fino a Texel,
l'ultima delle Isole Frisone. Il paradiso del birdwatching dove la
polizia si muove ancora solo a cavallo o in bicicletta e dove
è facile finire nelle sabbie mobili.
L’incipit.
Centinaia di gabbiani affollavano anche quella mattina
il traghetto che collega Den Helder all’Isola di Texel.
Sembravano tanti piccoli viaggiatori di commercio che si accodavano in
fila al procedere pigro della nave. Cercavano di non perdere
assolutamente il loro posto, sicuri che, da un momento
all’altro, qualcuno dei marinai si sarebbe sporto dal ponte
per gettare loro qualche testa di pesce o un po’ di interiora
avanzate dai piatti del giorno.
Ma il traghetto era pressoché vuoto a quell’ora
del mattino. Stivati nella cabina bar, dietro i vetri appannati dal
vapore e bagnati all’esterno di rugiada e di acqua salmastra,
c’erano solo pochi pendolari che stavano facendo pigramente
colazione.
Ha partecipato all'Edizione 2002 e 2004
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